Bianca marea
I lidi d’inverno sembrano installazioni d'arte moderna e la spiaggia è tutta una mostra sconfinata. Il pontile dorme solitario nella nebbia e la terrazza sul mare sembra immensa, perché c’è un osservatore solo a guardare le onde e io lo faccio diventare il protagonista della storia. Due palme affiancate sono interamente avvolte in vistosi cappucci, insieme fanno il paesaggio irreale, una realtà del futuro. Più avanti c’è un salotto sul mare, elegante e spartano, un luogo fatto di pensieri sottovoce, portati via dalla brezza. Oltre, snelle e rigide, stanno le palme impacchettate come involti sottili, allineate in armonia con i paletti sull’arenile, e tutto vuole rendere omaggio alla verticalità dell’universo. E poi finalmente lei: la piramide di reti, bella e misteriosa, a me sembra un frammento di storia, il dipinto notturno di un mondo che non c’è più, di un tempo che è passato. Resto a osservarla e a imparare da quella bellezza euclidea. Il design, la sua essenza permea questi luoghi di un’estate passata, addormentata, perchè negli oggetti ordinari vive una precisione geometrica, una bellezza che si svela. È questa la bellezza di un momento, un tempo sospeso che io conosco, quello che accade il giorno successivo a una grande festa, quando tutto si impacchetta e ritorna in una scatola. Ogni cosa però è pronta per essere riutilizzata, ogni cosa è al suo posto, conservata con cura mentre si attende di ripartire. E c’è da aspettare con pazienza, una stagione intera, perché le cose belle, quando sono realmente tali, si lasciano sempre desiderare. Tutto è fermo in attesa di ricominciare, tutto aspetta di ripartire con più voglia, con più consapevolezza. Come me, in un’alba nebbiosa del nuovo anno, viaggiatore instancabile sulla strada che taglia in due il sogno e la spiaggia di Riccione.