Prypjat
Un ospedale distrutto con un livello di radiazioni ancora imbarazzante non è il posto migliore per andare a fare delle foto, però questa cosa mi è venuta in mente quando ero già lì. La guida ci spiega che basta mettere un dito a terra e poi sbadatamente in bocca per morire in 24 ore. Con il cuore palpitante e qualche brivido, ho visto il grande sarcofago con il mostro dentro, poi ho visitato la città con i suoi quartieri ed il suo tempo interrotto, come se qualcuno avesse premuto il tasto "pause" prima di andarsene. Ma ho visto anche una fauna che non ti aspetti e dovunque una vegetazione prepotente, ché l'ingegnere finlandese, grande bevitore di birra, aveva ragione su tutto, la sua storia era credibile. Mentre scatto foto della città fantasma, mi viene in mente che forse il disastro di Chernobyl non è più soltanto una questione di barre di grafite esplose o fisica delle reazioni nucleari, ma anche un pezzo di apocalisse nella storia degli uomini, raccontato dall'arte e dalla letteratura, disegnato dalla pittura e dalla poesia.