




























Credo che la linea che mi assomigli sia sempre verticale e ammetto che c’è qualcosa nel rigore delle geometrie regolari che mi rassicura. Quando ho pensato a questo progetto, ho sentito che quel paesaggio, selvaggio e sospeso, messo in un posto che si trova altrove, parlava la stessa lingua degli oggetti che avrei fotografato. La casa è un manifesto silenzioso: cemento e legno, luce radente, spazi che respirano senza rumore. Mi sono lasciato guidare dalla verticalità delle pareti e ho seguito il grande affascinante muro per vedere dove mi avrebbe portato. Anche la piscina. Era lì e rifletteva il cielo senza fare domande. Del resto l’acqua, come il pensiero, ha bisogno di spazio per fluire. Alla fine ho costruito ogni immagine come si disegna un muro verticale e profondo: con equilibrio, ma con attenzione. E con l’ossessione per il dettaglio geometrico.